Ansia, stress e Sindrome del Colon Irritabile (o SII, Sindrome dell’Intestino Irritabile)
Se vi invitassi a pensare alla sensazione delle farfalle nello stomaco che proviamo quando siamo innamorati, o anche a un improvviso mal di pancia poco prima di un esame o di un evento importante, credo che sapreste bene quello di cui si parla.
Lo abbiamo sperimentato tutti, più volte nella vita (sperando che i sentimenti positivi siano prevalenti), e potremo concordare come le nostre emozioni possano riflettersi sul sistema intestinale: “inappetenza d’amore”, crampi nell’attesa di vederlo/a, ma anche sintomi, più spesso collegati ad emozioni negative, come colite, spasmi, gonfiore, nausea e bruciori di stomaco. Tutti questi segnali esemplificano lo stretto collegamento esistente tra cervello e intestino (che può essere definito il nostro “secondo cervello”).
Il ruolo di questo organo nel corpo umano è di fondamentale importanza: il benessere intestinale si ripercuote sul resto dell’organismo e un intestino in disordine può portare a sviluppare addirittura alcune forme di ansia e di depressione.
L’asse testa-addome
Raffrontando le immagini di intestino e cervello, possiamo vedere bene la straordinaria somiglianza anatomica e funzionale tra loro. Come il cervello, anche l’intestino è dotato di un sistema nervoso (enterico) costituito da una fitta rete di neuroni ed è costantemente in comunicazione con gli emisferi cerebrali ma, contemporaneamente, è autonomo e indipendente.
La mucosa intestinale è dotata di un vero e proprio sistema immunitario capace di dialogare con le cellule di tutto l’organismo. Il 90% dello scambio totale delle informazioni inviate nel nostro corpo è eseguito da parte del “cervello addominale” al “cervello centrale”.
Il nervo vago è il ponte deputato al trasporto delle informazioni dall’intestino al cervello.
L’intestino aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e riveste un ruolo fondamentale nel segnalare gioie e dolori. Da evidenziare che le sue cellule producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere, rilasciata anche in seguito a stimoli interni, come gratificazioni e abitudini piacevoli.
Le neuroscienze parlano di un vero e proprio asse pancia-testa, con il dominio della pancia, più intellettuale del cuore (sede delle emozioni nell’immaginario comune): l’intestino può pensare, prendere decisioni, provare sensazioni in modo autonomo dal cervello, ma qualunque emozione o stress che coinvolge il “primo cervello” influenza inevitabilmente la salute e il benessere del “secondo cervello”, e viceversa.
In altre parole, tutti gli eventi della nostra vita vengono elaborati ad entrambi i livelli: se il livello “alto” non riesce ad affrontare del tutto un problema, quello “basso” gli viene in soccorso, a modo suo, con il suo linguaggio biologico, mandando dei segnali di gioia, soddisfazione ma più spesso di disagio, difficoltà o malessere.
La Sindrome del Colon Irritabile
La sindrome che meglio spiega lo stretto collegamento tra cervello e intestino, quando quest’ultimo invia, come detto, dei “segnali d’allarme”, è la Sindrome del Colon Irritabile. Essa è un disturbo che include una serie di problematiche persistenti all’alvo intestinale, che non dipendono da alcuna patologia lesionata conosciuta.
È il disturbo più comune che riguarda il colon ed è associato ad alcuni sintomi fisici specifici, come: dolore o disagio addominale, cambiamento nella frequenza, aspetto, colore e odore delle feci, produzione di muco, rigonfiamento addominale, flatulenza, mal di testa, letargia e mal di schiena.
Dal punto di vista psicologico, l’alternanza del comportamento intestinale equivale a un’alternanza dell’atteggiamento mentale: apertura e chiusura, affermarsi e inibirsi, dare e trattenere, agire e non agire, assertività e passività. Frequenti (oltre a quelli fisici che vedremo più avanti) sono i sintomi psichici, come ansia e depressione.
È un disturbo frequente soprattutto nelle persone che vivono in un ambiente lavorativo molto stressante e competitivo, dove domina l’esigenza di fare carriera. È prevalente nelle donne. Chi ne soffre è costretto a evitare determinate situazioni sociali (es. relazioni pubbliche del proprio operato lavorativo) o a sottoporvisi con ansia.
Al momento attuale siamo venuti a conoscenza che la SII è il risultato dell’interazione tra fattori fisiologici, psicologici e sociali.
Tra gli elementi psicologici e sociali vi sono: il perfezionismo, ovvero aspirare a traguardi difficilmente raggiungibili con un conseguente divario tra obiettivi e standard severi che vengono autoimposti e conseguente esposizione a livelli elevati di stress cronico; la difficoltà a esprimere in modo diretto i propri bisogni, emozioni e il proprio disagio psicologico, con conseguente tendenza a “trattenersi”, negando e svalutando i propri pensieri e necessità; la mancata consapevolezza dell’esistenza di un conflitto che si indirizza di conseguenza verso il corpo; la tendenza ad autocolpevolizzarsi, attribuendosi la responsabilità di qualunque evento negativo.
“Coccolare” l’intestino
Diversamente da quelli contenuti nel cervello, i neuroni presenti nel resto del nostro organismo possono essere “massaggiati”, sia attraverso dei veri e propri massaggi che stimolano i corpuscoli tattili e i recettori fibromuscolari e tendinei, sia con l’esercizio fisico e la respirazione addominale come insegnano le discipline orientali.
Avere uno stile di vita sano e un’alimentazione equilibrata, come vedremo alla fine di questo articolo, è di fondamentale importanza tanto quanto riuscire a gestire nel modo migliore stress ed emozioni negative.
Esplorazione del legame tra stress, ansia e SII
Non è ancora totalmente stato chiarito come stress, ansia e Sindrome del Colon Irritabile (SII o Colite) siano in relazione tra loro (o da quale problema parta tutto), ma una serie di studi (tra i quali Walker et al. 1995; Blanchard et al. 2004) hanno verificato e confermato che queste condizioni tendono a coesistere.
Il dottor Edward Blanchard, professore di Psicologia presso la State University ad Albany (New York), afferma che, sottoposti ad intervista diagnostica, circa il 60% dei pazienti affetti da Sindrome del Colon Irritabile soddisfano i criteri di uno o più disturbi di natura psicologica.
Secondo Blanchard, il disagio più comune negli individui con SII è il Disturbo d’Ansia Generalizzata. Si ritiene infatti che più del 60% dei pazienti con colite portatori di un disturbo psicologico siano affetti da Disturbo d’Ansia Generalizzata, un 20% da depressione e il resto da altri disturbi meno frequenti, ma non per questo meno “invalidanti” o significativi.
Ansia e Sindrome del Colon Irritabile
Secondo l’Associazione Americana dei Disturbi d’Ansia, indipendentemente dall’essere o meno affetti da colite, i soggetti ansiosi tendono a preoccuparsi prevalentemente, come già accennato, di questioni relative a salute, carriera e soldi. Altri sintomi (non solo fisici) possono essere: problemi allo stomaco (ad es. reflusso), tremori, dolori muscolari, insonnia, irritabilità (o variazioni significative del tono dell’umore) e vertigini.
Diverse ipotesi provano a spiegare la connessione tra Sindrome del Colon Irritabile, stress e ansia (ma la loro esposizione qui risulterebbe troppo complessa).
Sebbene problemi psicologici come l’ansia non causino direttamente la SII, le persone che ne soffrono possono essere più suscettibili a problematiche emotive o comunque in ambito psicologico. Stress e ansia possono rendere la mente più “sensibile e recettiva” verso gli spasmi del colon.
La SII può essere stimolata per azione del Sistema Immunitario che a sua volta è condizionato da situazioni, acute o croniche, di stress.
Come affrontare ansia e stress
È provato che la gestione dello stress può aiutare a prevenire o alleviare i sintomi della Sindrome del Colon Irritabile. Per affrontare al meglio ansia e stress si può ricorrere all’aiuto di un professionista in ambito psicologico (Psicologo e/o Psicoterapeuta) oppure cercare di gestire la situazione da “autodidatti”.
Alcuni professionisti utilizzano tecniche di rilassamento come la respirazione profonda o la visualizzazione di scene o immagini rasserenanti, oltre al confronto e al dialogo col paziente, sia sul piano emotivo che cognitivo – comportamentale. Chi invece prova a risolvere il problema da solo, oltre alle tecniche di rilassamento, tenta di ridurre lo stress praticando attività piacevoli come parlare con un amico, leggere, ascoltare musica o fare shopping, occupazioni sicuramente utili, ma che alla lunga rischiano di perdere la loro efficacia se il problema non viene affrontato in maniera consapevole, mirata e preferibilmente con l’aiuto di un professionista in ambito psicologico.
Il singolo individuo può trovare beneficio dall’esercizio fisico regolare, dal riposo e da una buona dieta. Tutto questo può aiutare a ridurre le tensioni.
Nel caso ci si rivolga a un esperto è utile, confrontandosi con lui (ma anche se ci proviamo da soli), provare diverse tecniche di gestione dello stress per capire quali possano essere utili ad alleviare i sintomi. Se nonostante ciò l’ansia e lo stress non diminuiscono, è importante farlo presente al professionista per capire insieme a lui qual è la migliore strada da seguire o, nel caso si sia provata “l’autogestione”, rivolgersi al medico di fiducia e valutare insieme i passi utili per riacquisire il proprio benessere.
E’ fondamentale, infatti, oltre all’aspetto psicologico, accertarsi di seguire un trattamento medico adeguato ai sintomi della SII, come costipazione o diarrea. Come detto, se non lo si è ancora fatto, è essenziale confrontarsi col proprio dottore di riferimento, oltre che per affrontare dal punto di vista medico la SII, per valutare insieme l’utilità e la necessità di rivolgersi a un professionista in ambito psicologico.
Coloro che soffrono di Sindrome del Colon Irritabile “dovrebbero in primo luogo rivolgersi al proprio medico”, dichiara Blanchard. “Dovrebbero successivamente rivolgersi a uno psicoterapeuta qualora il trattamento medico non risultasse efficace”.
Le terapie (psicologiche e non solo) per la Sindrome del Colon Irritabile
Blanchard sostiene che i due terzi dei pazienti che soffrono di SII tendono a stare meglio attraverso semplici cambiamenti nella dieta e l’intervento farmacologico. Il gruppo restante, con i sintomi più gravi, è il candidato migliore al trattamento psicologico: “Senza quell’intervento, i pazienti non sembrano essere in grado di uscire dal problema del quale soffrono”.
I tipi di terapie adatti a questo tipo di problematiche possono essere svariati: dall’approccio psicodinamico che va ad esplorare le cause e le dinamiche profonde che stanno alla base dell’ansia e dello stress del soggetto, a quello Gestaltico, che lavora sulle emozioni connesse ad ansia e stress, a quello cognitivo che analizza i processi di pensiero, le credenze e i “circoli viziosi” legati ad ansia e stress, a quello comportamentale, quali il rilassamento, il biofeedback training, l’ipnosi, eccetera.
Potrebbe essere eventualmente di aiuto (anche se questo è un approccio più anglosassone, poco diffuso in Italia) partecipare a un gruppo di sostegno (condotto da uno Psicologo) o ad uno di auto – aiuto, entrambi composti da persone affette da SII o altri problemi digestivi. Un gruppo può essere un luogo di condivisione, esplorazione di dinamiche personali, sostegno reciproco e auto apertura, con la scoperta che determinate emozioni, pensieri o comportamenti legati ad ansia e stress, sono comuni anche alle altre persone.
Sindrome del Colon Irritabile e regime alimentare
Come detto, nella stretta correlazione tra intestino e cervello, che può essere più o meno efficace, può influire anche il regime alimentare che si segue.
Quando è presente la Sindrome del Colon Irritabile, alcuni dei sintomi principali possono essere: dolori addominali ricorrenti, crampi, alternanza tra stitichezza e diarrea, gonfiore addominale.
Come abbiamo già visto, della SII nei paesi occidentali ne soffre il 20% della popolazione, soprattutto donne. È legata ad un’alterazione del funzionamento dell’intestino e in particolare del colon, che è comandato dal sistema nervoso parasimpatico attraverso il nervo vago.
Dal punto di vista nutrizionale, alcuni fattori ne influenzano l’insorgenza, come per esempio la sedentarietà o le cattive abitudini alimentari: pasti veloci, orari non appropriati con ore di digiuno troppo prolungate, cibi grassi e raffinati, abbuffate serali dopo una giornata stressante, scarso apporto di fibre. Anche l’affaticamento psicofisico, causato dai ritmi di vita intensi, tensioni relazionali o familiari o eventi traumatici, può giocare un ruolo rilevante nella comparsa di questo disturbo.
È fondamentale avere uno stile di vita “sano” ed equilibrato. È indispensabile prediligere un regime alimentare ricco di frutta, verdura e cereali integrali, carni bianche, pesce azzurro, riso, legumi e uova. Inoltre è importante abituarsi a bere molta acqua, senza gas, perché l’anidride carbonica, in essa presente, incide sul gonfiore addominale.
Connesso al regime alimentare è anche lo stile di vita: sarebbe utile praticare una costante attività fisica, potrebbero essere sufficienti 15 minuti di camminata veloce al giorno.
Quanto sopra esposto, conferma in maniera evidente come quello umano sia un organismo estremamente complesso, per la cui efficace funzionalità devono concorrere molti fattori, da quelli fisici a quelli psicologici, a quelli socio – ambientali.
Si è visto come risulti praticamente impossibile separare questi aspetti l’uno dall’altro. Agendo soltanto su uno di essi si può ottenere un risultato che, anche se inizialmente può apparire efficace, alla fine tenderà a risultare “parziale”.
Quindi, in un circuito che va dal corpo alla mente, fino alle abitudini personali e all’ambiente in cui siamo inseriti, risulta essere fondamentale per l’equilibrio e la salute di ognuno l’attenzione dedicata al benessere e alla positiva interdipendenza dei vari aspetti che costituiscono l’esistenza di un essere umano, affinché si mantenga (o si inneschi) un circolo virtuoso (e non vizioso) che rappresenta un “motore” di inesauribile energia per la felicità e serenità di ogni individuo.
Dott. Filippo Toccafondi