Controtransfert:
il termine Controtransfert (o controtraslazione) indica in psicologia quel complesso di emozioni, cognizioni, pensieri e atteggiamenti, consci e inconsci, dello psicoterapeuta (o analista) nei confronti del paziente e, in parte, da quest’ultimo evocati.
Come per il termine Transfert, fu ancora Sigmund Freud tra il 1909 e il 1910 ad individuare e definire il concetto di Controtransfert. Esso fu inizialmente visto come un ostacolo alla terapia che andava riconosciuto, individuato ed eliminato da parte del professionista. Lo stesso Freud, però, ne riconosceva le potenzialità positive e, negli anni successivi, vi dedicò maggiore attenzione, approfondimento e studio, arrivando ad apprezzarne il potenziale beneficio terapeutico.
Sia gli psicanalisti contemporanei di Freud (tutta la Psicologia moderna nasce con lui e con la Psicanalisi e quindi per molti anni gli psicoterapeuti erano tutti psicanalisti) che quelli che si sono succeduti nei decenni, hanno studiato il concetto di controtransfert sia nella sua forma più classica, sia esplorandolo e valorizzandolo secondo le diverse prospettive psicologiche che sono via via nate e si sono evolute, approfondite e consolidate (esempio Psicologia delle Relazioni Oggettuali, Psicologia del Sé, Psicologia Interpersonale e Relazionale, eccetera).
Tra questi possiamo ricordare Ferenczi, Reich, Klein, Heimann, Racker, Bion, Winnicott, Kohut, Mitchell, Greenberg, Hoffman, Aron, Renik, eccetera.